IL grande architetto

Paolo Uccello
ZARA - PORTA DI TERRAFERMA - SANMICHELI 1537

I lavori per la progettazione della Basilica di Madonna di Campagna furono commissionati a Michele Sanmicheli, così soprannominato perché ancque proprio a S. Michele durante il dominio della Serenissima. Il celebre architetto fece però appena in tempo a disegnare il progetto della chiesa poiché nel 1559, stesso anno dell’avvio dei lavori per la costruzione di Madonna di Campagna, morì. Il Santuario di Maria della Pace fu quindi di fatto l’ultima sua opera.

SanmicheliI principi che ispirarono la progettazione del tempio di Madonna di Campagna, non erano molto diversi da quelli validi per altre chiese Sanmicheliane: l’ordine tuscanico all’esterno stava a significare per chi accede, che la casa di Dio è luogo grave e serio; l’ordine composito era preferito all’interno dell’edificio, perché ricchezza ed eleganza rendevano decorosa la sede destinata alla preghiera; il composito richiamava inoltre la tradizione locale che risaliva fino ai tempi di Porta Leoni. Se l’esterno della chiesa appare circolare, l’interno ha, inaspettatamente , pianta ottagonale. Un elemento interessante dell’edificio è il portico. Sanmicheli volle un colonnato che circondasse l’edificio, non solo per fornire un riparo, ma anche per richiamare i templi romani. Il campanile ospita un complesso di bronzi rinascimentali accordati in scala di La maggiore predisposti per l’esecuzione di concerti di Campane alla Veronese.

Se  Bernardino Brugnoli, che di fatto portò a termine il progetto  del Sanmicheli dopo la sua morte, sia stato fedele al disegno sanmicheliano è ancora oggi oggetto di discussione; tuttavia alcuni studiosi tenendo valida la testimonianza di Giorgio Vasari, contemporaneo ed amico del Sanmicheli, ritengono che il Brugnoli ebbe effittivamente cura di mantenere integre le idee originarie del maestro, storpiate invece da altri suoi successori.

Alcune teorie affermano che la loggia non è conforme al disegno originario, essa sarebbe stata storpiata nella copertura; infatti l’imposta della copertura avrebbe dovuto unirsi all’edificio immediatamente sotto i piedistalli dell’ordine esterno del tamburo determinando quindi un aumento del peristilio.

All’esterno il tempio si presenta a pianta rotonda, circondato in basso da un peristilio di ordine tuscanico, che delimita un capiente porticato con soffitto a botte.

La copertura in laterizio si appoggia al muro circolare del tempio che, dall’intersezione della copertura del peristilio sino all’imposta della cupola, risulta suddiviso in tre fasce.

La fascia centrale è la più larga ed è ornata da pilastri con zoccolatura pronunciata e capitelli compositi, negli intercolunni si alternano finestre ad arco aperte e chiuse. La ripartizione in gruppi di 3-2-1-2 è ripetuta quattro volte all’interno della circonferenza; i numeri pari rappresentano gli archi ciechi. Questo artificio ritmico voluto dal Sanmicheli, oltre a garantire la staticità della struttura, crea un meraviglioso gioco di luci  all’interno della rotonda centrale. Nella parte alta del tamburo sono state realizzate una cornice ed una ricca ed elegante balaustra. Fra queste e la base della cupola corre un ballatoio da cui comincia ad impostarsi la cupola con costoloni appena delineati. Alla sommità svetta la lanterna, che con i suoi sette metri di altezza è una vera  e propria mole sovrapposta.

La pianta interna è ottagonale e la cupola parte alla base dai quattro spigoli sino ad arrivare alla sommità che risulta perfettamente sferica.

Per voltare la cupola il Sanmicheli volle che fosse utilizzato materiale consistente e leggero, come ciottoli cotti e laterizi legati insieme con calcestruzzo. All’esterno invece essa venne ricoperta da un’altra cupola metallica.

La parte esterna dell’edificio, leggera e ben proporzionata nel gioco dei volumi e del chiaro/scuro, determinò un nuovo modo di esprimersi, possibile grazie allo spirito autonomo e personale del Sanmicheli.

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