I lavori per la
progettazione della Basilica di Madonna di Campagna furono
commissionati a Michele Sanmicheli, così soprannominato
perché ancque proprio a S. Michele durante il dominio della
Serenissima. Il celebre architetto fece però appena in tempo
a disegnare il progetto della chiesa poiché nel 1559, stesso
anno dell’avvio dei lavori per la costruzione di Madonna di
Campagna, morì. Il Santuario di Maria della Pace fu quindi
di fatto l’ultima sua opera.
I principi che ispirarono la
progettazione del tempio di Madonna di
Campagna, non erano molto diversi da quelli validi per altre chiese
Sanmicheliane: l’ordine tuscanico all’esterno stava
a significare per chi accede, che la casa di Dio è luogo
grave e serio; l’ordine composito era preferito
all’interno dell’edificio, perché
ricchezza ed eleganza rendevano decorosa la sede destinata alla
preghiera; il composito richiamava inoltre la tradizione locale che
risaliva fino ai tempi di Porta Leoni. Se l’esterno della
chiesa appare circolare, l’interno ha, inaspettatamente ,
pianta ottagonale. Un elemento interessante dell’edificio
è il portico. Sanmicheli volle un colonnato che circondasse
l’edificio, non solo per fornire un riparo, ma anche per
richiamare i templi romani. Il campanile ospita un complesso di bronzi
rinascimentali accordati in scala di La maggiore predisposti per
l’esecuzione di concerti di Campane alla Veronese.
Se Bernardino Brugnoli, che di fatto portò a
termine il progetto del Sanmicheli dopo la sua morte, sia
stato fedele al disegno sanmicheliano è ancora oggi oggetto
di discussione; tuttavia alcuni studiosi tenendo valida la
testimonianza di Giorgio Vasari, contemporaneo ed amico del Sanmicheli,
ritengono che il Brugnoli ebbe effittivamente cura di mantenere integre
le idee originarie del maestro, storpiate invece da altri suoi
successori.
Alcune teorie affermano che la loggia non è conforme al
disegno originario, essa sarebbe stata storpiata nella copertura;
infatti l’imposta della copertura avrebbe dovuto unirsi
all’edificio immediatamente sotto i piedistalli
dell’ordine esterno del tamburo determinando quindi un
aumento del peristilio.
All’esterno il tempio si presenta a pianta rotonda,
circondato in basso da un peristilio di ordine tuscanico, che delimita
un capiente porticato con soffitto a botte.
La copertura in laterizio si appoggia al muro circolare del tempio che,
dall’intersezione della copertura del peristilio sino
all’imposta della cupola, risulta suddiviso in tre fasce.
La fascia centrale è la più larga ed è
ornata da pilastri con zoccolatura pronunciata e capitelli compositi,
negli intercolunni si alternano finestre ad arco aperte e chiuse. La
ripartizione in gruppi di 3-2-1-2 è ripetuta quattro volte
all’interno della circonferenza; i numeri pari rappresentano
gli archi ciechi. Questo artificio ritmico voluto dal Sanmicheli, oltre
a garantire la staticità della struttura, crea un
meraviglioso gioco di luci all’interno della
rotonda centrale. Nella parte alta del tamburo sono state realizzate
una cornice ed una ricca ed elegante balaustra. Fra queste e la base
della cupola corre un ballatoio da cui comincia ad impostarsi la cupola
con costoloni appena delineati. Alla sommità svetta la
lanterna, che con i suoi sette metri di altezza è una
vera e propria mole sovrapposta.
La pianta interna è ottagonale e la cupola parte alla base
dai quattro spigoli sino ad arrivare alla sommità che
risulta perfettamente sferica.
Per voltare la cupola il Sanmicheli volle che fosse utilizzato
materiale consistente e leggero, come ciottoli cotti e laterizi legati
insieme con calcestruzzo. All’esterno invece essa venne
ricoperta da un’altra cupola metallica.
La parte esterna dell’edificio, leggera e ben proporzionata
nel gioco dei volumi e del chiaro/scuro, determinò un nuovo
modo di esprimersi, possibile grazie allo spirito autonomo e personale
del Sanmicheli.