LA CONTRORIFORMA E L'ARTE SACRA

Paolo Uccello
PAOLO VERONESE - CENA IN CASA LEVI (ULTIMA CENA) - 1573

Quando nell’anno 1563 si concluse il Concilio di Trento, dopo parecchi anni e diverse vicissitudini, la Chiesa cattolica trovò nuovo impulso per riorganizzare le sue strutture e ridare vigore alla fede dei credenti. In modo particolare si riformularono alcuni aspetti dottrinali e disciplinari, si dedicò notevole attenzione alla liturgia ed al modo di coltivare la spiritualità, si stabilirono criteri per la formazione del clero (istituzione dei seminari) e per l’elezione dei vescovi e del papa. Il movimento di “riforma”, che animò il Concilio che ne conseguì, fu chiamato “Controriforma” per evidenziare le misure messe in atto dalla Chiesa Romana per arginare la spinta del “protestantesimo” (Chiese della Riforma) che aveva diviso l’Europa nel ’500.

Un ruolo decisivo per la riuscita della Controriforma fu rappresentato dai nuovi ordini religiosi, tra cui i Carmelitani ed i Gesuiti, che evidenziarono i valori della meditazione e della contemplazione: Sant’Ignazio di Loyola in particolare, nei suoi celebri “Esercizi spirituali”, invitava i fedeli a crearsi le “rappresentazioni” degli avvenimenti biblici, evocando agli occhi dell’anima i paesaggi ed i protagonisti della Storia della Salvezza, cercando di immaginarsi le scene narrate per interpretare un proprio ruolo all’interno di esse.

Gli scritti di Sant’Ignazio e l’impegno missionario della Compagnia di Gesù da lui fondata, ebbero una grande influenza sulla formazione spirituale dei cristiani dal ’500 in poi. Gli storici dell’arte riconoscono che i loro effetti si riscontrarono in modo determinante anche nel mondo degli artisti. Per via del suo appello alla facoltà immaginativa questa spiritualità si prestava bene a tradursi concretamente in opere d’arte: ne abbiamo splendide testimonianze nella pittura del periodo barocco del ’600 e del ’700.

Soprattutto, però, bisogna ricordare che alla questione delle rappresentazioni religiose, e quindi all’arte sacra, lo stesso Concilio di Trento aveva dedicato la sua venticinquesima ed ultima sessione, per disciplinarne la pratica e limitare gli eccessi devozionistici. Trattando del culto dei santi e della venerazione delle immagini sacre, vennero prese alcune decisioni normative. Gli orientamenti del Concilio poi, per opera di diverse eminenti personalità ecclesiastiche, furono tradotti in manuali contenenti una serie di indicazioni dettagliate, indirizzate agli artisti. Tra i principali vanno menzionati i trattati del Gilio, del Molano, del cardinal Paleotti e del Borromeo.

Anche se non vennero mai riconosciute come norme dal valore canonico, non va dimenticato che questi orientamenti assunsero un ruolo spesso decisivo fino al punto che, in Spagna, il Tribunale dell’Inquisizione si avvalse del contributo di artisti “sorveglianti” (es. Pacheco) e che a Venezia è passato alla storia il processo che coinvolse Paolo Veronese per la sua Ultima Cena /Convito in Casa di Levi. 

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