SANT'AGOSTINO
SANT'AGOSTINO NELLO
STUDIO - CARAVAGGIO?
Fino al 1243, fuori da
Porta Vescovo
tra Montorio e S. Michele in un luogo detto
“Battiorco”, si
ergeva un monastero di Agostiniani la cui chiesa era intitolata a S.
Agostino.
Nel 1262 i monaci si trasferirono a S. Eufemia di Verona e furono
sostituiti da una comunità di monache Benedettine. Le
monache
furono in seguito costrette a ritirarsi a S. Salvar Corte Regia quando,
nel 1517, la Repubblica Veneta per infauste urgenze di guerra e di
sicurezza, emanò un decreto che sanciva la distruzione di
ben
venti tra Monasteri, Chiese ed Oratori, palazzi con ricchi ornamenti,
“honoratissime” case, compresi nello spazio
d’oltre
un miglio fuori Porta Vescovo e Porta Nuova, donde si ebbe
quell’ampio teatro che si chiamò e si chiama
tuttora
“la Spianà”.
Di quel Monastero si era salvato un pezzo di muro alto e largo dieci
piedi veronesi, dove era dipinta un’immagine della Beata
Vergine
col Bambino assisa fra i SS. Bartolomeo ed Antonio Abate.
Sulla prima collocazione di quel muro furono in seguito molte le
ipotesi e le
più
varie, tuttavia la più plausibile sembra essere quella che
conferma la sua provenienza dal monastero degli Agostiniani.
Sull’origine dei monasteri attorno alle mura di
Verona si
hanno notizie frammentarie a causa delle vicende del 1517; è
tuttavia ipotizzabile che il monastero si rifacesse agli stili
consolidati dei monasteri dell’epoca.
Le tipologie di monasteri furono varie, ma essenzialmente tenevano
conto della collocazione geografica, dell’esigenza della
comunità e dell’abilità e della tecnica
delle
maestranze che lavoravano al convento.
Nei monasteri si trovava tutto l’essenziale e
l’ubicazione
veniva decisa in modo scrupoloso ed attento in funzione al numero dei
componenti della comunità e della facilità di
reperire le
materie prime quali l’acqua e gli ortaggi per la coltivazione
dell’orto, al fine di rendere autonoma la comunità.
I monaci perlopiù non comunicavano con l’esterno e
trascorrevano la loro giornata nei lavori del monastero e nella
meditazione, a cui non solo la chiesa era riservata, ma anche il
chiostro, elemento caratteristico del monastero e più o meno
articolato negli abbellimenti a seconda dell’importanza e
dell’estensione della comunità.